lunedì 21 gennaio 2013

Alberto Bagnai - Frenkel goes to Slovenia

Il prof. Alberto bagnai, nell' ultimo post sul blog "goofynomics" risponde ad un lettore che chiede lumi sulla Slovenia, anche li si è verificato il ciclo di Frenkel, del quale ha ampiamente parlato nel suo blog, che ha mandato all' aria metà delle economie europee, continuano a raccontarci che il problema è il debito pubblico, causato da "castacriccacorruzzzzione", tutto questo per fare dell' Italia la propaggine meridionale della " virtuosa Tedeschia" e svendere tutto il patrimonio pubblico e privato, ai soliti noti, per rientrare del debito. Ci dovrebbero dimostrare però che "castacriccacorruzzzzzzzzzzzione" esistono anche in Spagna, Irlanda, e Portogallo, nonchè nell' ultima arrivata....la Slovenia.

Qui un estratto, vi rimandiamo, per la lettura dell' interessantissimo post, al link a piè di pagina.

"lo so, mi dà l'urto di nervi, e non dovrebbe, ma che ci devo fare? Mi viene da rispondere: e che te ne frega? Eppure lo so che sono io a essere sbagliato: queste richieste sono manifestazioni di rispetto, di fiducia, Però, pensate un po' a questa scena: esami di politica economica, chiami il candidato: "Francesco", lui entra, si siede, e ti chiede: "Professore, che ne pensa dell'ottimo paretiano?". Ma come che ne penso? Che ne penso io? Io è un anno e dispari che mi faccio un culo come una scimmia per insegnarvi cosa ne dovete pensare voi! Siete voi a dovermi dire cosa ne pensate, anche perché qui da un anno - ma in realtà da trenta - stiamo parlando sempre e solo della stessa stessissima identica identicissima cosa: di paesi mandati per stracci dall'afflusso di capitali esteri. E allora cosa ne devo pensare? Che significa che ne pensa? Significa che volete sapere se "questa volta è diverso"? No, non è diverso, perché è sempre così e sarà sempre così finché non cambieranno le regole del gioco in un modo del quale abbiamo altresì parlato milioni di miliardi di trilioni di fantastiliardi di volte, cazzo! Leggete il blog. Non è diverso perché non può essere diverso. Forse una crisi finanziaria ogni venti sarà stata provocata dal comportamento irresponsabile dello Stato. Le altre diciannove sono fallimenti del mercato privato dei capitali. Sarà sempre così: i paesi periferici saranno sempre schiacciati, maciullati dall'invasione di capitali esteri destinati a impieghi privati. Sarà sempre così: il settore pubblico c'entra poco o nulla. Sarà sempre così: la crisi si manifesta come un sudden stop, un arresto improvviso dei finanziamenti esteri. Sarà sempre così: l'afflusso dei finanziamenti esteri è facilitato dal cambio fisso. E sarà sempre così finché non verranno disciplinati i movimenti internazionali di capitali, finché non verrà ripristinata la separazione fra banche commerciali e banche di investimento, finché non verrano poste soglie di attenzione sul debito privato, anziché su quello pubblico, finché non si passerà da politiche di sviluppo di tipo mercantilista, che necessariamente portano i paesi satellite a indebitarsi con il centro, a politiche di sviluppo più equilibrate, fondate su una ordinata crescita della domanda interna, e nelle quali lo Stato riprenda il proprio ruolo di intermediazione finanziaria. Non me l'avete mai sentito dire, vero? Lo so. Ho cercato di tenervelo nascosto..."

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