sabato 26 gennaio 2013

Noi, vittime della bufala del debito pubblico


I numeri non mentono, la scienza economica, che è diversa dalla teoria economica, non mente, i giornali, le televisioni, i politici, gli affaristi....mentono quasi sempre, ci raccontano da un anno che il problema è il debito pubblico, causato dallo stato, brutto, corrotto, improduttivo, sprecone, tutto per toglierlo di mezzo definitavamente e permettere a chi di dovere di fare i propri intrallazzi a piacimento, sia che si trovi a Roma, a Milano, a Bruxelles o a New York, invece il debito pubblico italiano ha origini e cause ben specifiche, e i media omettono di dire che la causa dell' ultima impennata del debito pubblico è stato l' eccesso di indebitamento privato con l' estero, più propriamente con i paesi "core" dell' Eurozona.

Se non mi soffermo più di tanto sul divorzio Banca d' Italia/tesoro, perchè il discorso è fin troppo ovvio, essendosi la banca centrale svincolata dall' obbligo di fungere da prestatore di ultima istanza acquistando le quote di titoli di stato rimaste invendute alle aste, lo stato, di fatto si consegna ai mercati, e da quel momento non decide più lui stesso a quali tassi emettere i titoli, ma è il mercato a deciderli, trasformando lo stato in un soggetto qualsiasi che debba bussare alle porte della banca per finanziarsi, un discorso più interessante (perchè più strettamente legato all' euro) è quello concernente il ciclo di Frenkel, che ha portato l' Italia nella situazione in cui si trova, a partire dalla sua entrata nella N€UROZONA, come si sviluppi questo ciclo, è troppo lungo da spiegare, quindi vi rimando al post di Goofynomics nel quale l' economista, ricercatore e docente universitario Alberto Bagnai, spiega in maniera facile (for dummies direi) e divertente, quello che divertente non è, anche perchè è lo stesso ciclo economico che ha mandato a gambe all' aria l' Argentina e che si è verificato un centinaio di volte nell' ultimo secolo; questo a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che era già tutto previsto.
Un ringraziamento al blog la solitudine dei numeri reali, dal quale ho preso e parzialmente modificato il grafico, vi ricordo che per vederlo in dimensioni reali, basta aprirlo in una nuova scheda o in una nuova pagina.

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