venerdì 29 marzo 2013

Alberto Bagnai - La spesa pubblica (a futura memoria)

Nel post di oggi pubblicato su Goofynomics si evidenzia il livello di spesa pubblica italiano comparato con altri paesi dell' area Euro, sia la spesa primaria (depurata degli interessi) sia quella aggregata.
Dai dati del database AMECO risulta non solo che siamo nella media europea, ma che, tolte le spese per interessi siamo sotto la media.

Ma il dato più interessante che risulta da questo post è che sono i paesi definiti "virtuosi" ad avere i livelli di spesa pubblica maggiore, mentre i PIIGS sono agli ultimi posti.
Allora volete cominciare a farvi delle domande ? Perchè si continua a scaricare la colpa del fallimento dei mercati privati sui bilanci degli stati ? Perchè si tacciano paesi virtuosi, dal punto di vista dei bilanci pubblici, come maiali spendaccioni e spreconi ? 

La risposta è dentro di voi ed è quella giusta, come ripete spesso l' autore del post: perchè i bilanci pubblici stanno fungendo da capri espiatori, non solo in quanto visibili, riconoscibili ed invisi alla popolazione, ma anche perchè attraverso questi si fa pagare al cittadino quello che è stato bruciato da istituzioni finanziarie private attraverso salvataggi bancari, fondo salvastati (salvabanche) meccanismi di sostegno dei redditi ( cassa integrazione in deroga).
Infine perchè questa crociata antistatale porterà, come costantemente da trent' anni a questa parte ad un massiccio travaso di risorse dai bilanci pubblici e quindi dall' economia reale all' economia finanziaria, mediante la privatizzazione di servizi che oggi diamo per scontati.

Tutto il denaro che consegnate ad assicurazioni sanitarie, fondi studi per l' università del ragazzo, pensioni integrative etc etc ( perchè questo è il nostro destino se non facciamo qualcosa) è denaro sottratto a voi, alla vostra disponibilità e quindi all' economia reale e consegnato ad istituzioni finanziarie private ( fondi, assicurazioni ) che utilizzano quello stesso denaro per operazioni finanziarie speculative che non creano ricchezza per la popolazione.

Oggi assistiamo al tentativo di spoliazione degli stati da parte del capitale finanziario parassitario che nulla da all' economia reale, alle imprese, ai salaraiati, stipendiati, ai negozianti, agli artigiani, anzi proprio come un parassita, succhia risorse finanziarie all' economia reale, a noi, al popolo......ma leggiamo il post:

(dato che stasera sembra mi tocchi incontrare Oscar "statoladro" Giannino, sempre che non se la faccia sotto all'ultimo momento - ma in effetti dopo la storia del master non ha più molto da perdere - volevo postare qui per voi i dati sulla spesa pubblica italiana in confronto con quella degli altri paesi dell'Eurozona. Ne avevamo già parlato al bar dello Sport - l'ambiente adatto per i gianninizzeri - ma forse ora è il caso di parlarne utilizzando i dati del database AMECO. Alcune precisazioni:

1) Il confronto considera l'Eurozona a 12 paesi. Se volete, Cipro o l'Islanda metteteceli voi;

2) Il confronto utilizza i rapporti al Pil utilizzati nella procedura di sorveglianza dei deficit eccessivi. Per ovvi motivi, questo mi sembra il dato più importante e significativo.

3) Il confronto considera due intervalli temporali: 1999-2007, perché è il periodo di preparazione della crisi; 1999-2012 perché coincide con la nostra appartenenza all'Eurozona.

4) Il confronto considera tre definizioni di spesa pubblica: (a) quella totale; (b) quella corrente (esclusi gli investimenti); (c) quella corrente primaria (esclusi anche gli interessi). Sono i tre concetti di spesa più significativi e più ricorrenti nel dibattito).

Seguono i dati, che mi pare si commentino da soli...).







(Per quelli che "io pe' li grafici nun ce so' portato, faccio una breve sintesi. Non è vero che l'Italia abbia una spesa pubblica abnorme rispetto agli altri paesi dell'Eurozona. Il suo livello di spesa totale e corrente è allineato alla media dell'Eurozona ed è superato da quello di paesi "virtuosi" come Francia, Finlandia, Austria e Belgio. La crisi non ha cambiato particolarmente le cose. Notate però che nel periodo di preparazione della crisi l'Italia è stata marginalmente superata anche dalla Germania in termini di spesa corrente - e il perché lo sappiamo: per finanziare le riforme del mercato del lavoro slealmente portate a termine dalla Germania violando il trattato di Maastricht e l'obbligo di coordinamento delle politiche sul mercato del lavoro. Notate infine che se scorporiamo la spesa per interessi, l'Italia passa dalla quinta alla settima posizione per incidenza della spesa pubblica sul Pil, sotto la media europea e preceduta da tutto il blocco dei paesi virtuosi - e seguita dai paesi "viziosi", che, caso strano, sono però quelli nei quali la spesa pubblica risulta più bassa - rispetto al Pil! Questo ovviamente significa che se l'Italia, riacquistando sovranità monetaria, fosse in grado, come gli Usa o il Regno Unito, di finanziare il proprio debito pubblico a un tasso guidato dalle autorità di politica monetaria, anziché ai tassi usurari praticati dai "mercati", il debito pubblico si sgonfierebbe rapidamente - una simulazione è contenuta nel mio libro sul "Tramonto dell'euro". Significa inoltre che in ogni caso il rischio default pubblico, in caso di uscita, è estremamente remoto, visto che precedenti storici e studi indicano che i tassi di interesse diminuirebbero. E ora sentiamo cosa dice l'amico col master...).

mercoledì 27 marzo 2013

Jeff Sparrow - Tutto quello che temevamo

"Tutto quello che temevamo di subire dal comunismo, che avremmo perso la nostra casa, i nostri risparmi, che saremmo stati costretti a lavorare per salari da fame, senza nessuna voce in capitolo all' interno del sistema - è diventato realtà col capitalismo".

Jeff Sparrow

Noi aggiungeremmo, anzi sostituiremmo capitalismo con euro, ma in realtà sono de facto intercambiabili in quanto due facce della stessa medaglia.

Flassbeck: saranno i sud europei ad abbandonare l'Euro

Heiner Flassbeck, grande economista tedesco, intervistato da wallstreetjournal.de, fa una dura analisi sullo stato della crisi e attacca: il rigorismo merkeliano sta affondando l'Europa, saranno i sud europei ad uscire mettendo nei guai i tedeschi. Da wallstreetjournal.de


La Germania non ha permesso che il costo del lavoro per unità di prodotto crescesse. Con questa politica ha violato le regole del patto di stabilità e crescita, ci racconta in un'intervista l'economista tedesco Heiner Flassbeck .

Herr Flassbeck, sui mercati finanziari c'è grande nervosità per il modo in cui Cipro dovrà essere salvato. Si teme che i risparmiatori corrano a ritirare il denaro dai conti. Cosa pensa di cio' che sta accadendo?

Estremamente irragionevole. Come accade ogni volta con i cosiddetti salvataggi. Non sono sistematici, perché non affrontano il vero problema.

Dal suo punto di vista, qual'è il vero problema di Cipro?

Lo stesso di tutti i paesi del sud Europa, vale a dire: non sono piu' competitivi. Il problema centrale di ogni sistema monetario è che deve dimostrare di poter funzionare. E funziona solamente se produce crescita e sviluppo. E questo non è il caso europeo.

La gente perde la fiducia nella moneta non solo in caso di iperinflazione, ma anche se l'unico risultato è la disoccupazione di massa. E' necessario normalizzare i flussi di reddito e farli tornare positivi. Se non si risolve questo problema, sarà impossibile risolvere gli altri, cioè i debiti o il problema dei risparmiatori a Cipro.

Come si potrebbe fare?

La situazione attuale la si potrebbe risolvere con una crescita dei flussi di reddito. Se i vari paesi sono troppo indebitati, nei prossimi 10 anni dovranno produrre un reddito tale da permettere loro di ripagare i debiti. Per un paese il taglio del debito non è mai una soluzione. Far partecipare i risparmiatori è la cosa piu' stupida che si possa fare per risanare un paese.

Come si arriva alla crescita?

Si avrà sviluppo economico solo con una politica completamente diversa. Al momento nell'area Euro solo la politica monetaria è amica della crescita. Quella fiscale invece resta profondamente prociclica, e anche la domanda estera non genera crescita a causa dei problemi di competitività del sud Europa.

A rigor di logica, in una comune unione monetaria, il paese che se lo puo' permettere, dovrebbe crescere. E cio' è particolarmente vero per la Germania. Gli altri paesi che non se lo possono permettere dovrebbero crescere esternamente grazie all'export. Ma la Germania lo impedisce. Ma cio' potrebbe accadere solo se la domanda in Germania crescesse con forza.

Ma se la Germania continua a risparmiare a oltranza, non si otterrà nulla di tutto cio'. Da qualche parte deve necessariamente arrivare uno stimolo positivo. E non è possibile ottenerlo solo con un miglioramento della competitività nel sud Europa.

Perchè no?

Quello che i paesi del sud Europa stanno facendo è: tagliare i salari. Ma la riduzione dei salari porta ad una forte compressione della crescita, perchè grava sulla domanda interna. La domanda interna pero' in Spagna, Francia, Portogallo e Italia è pari al 75 % della domanda complessiva.

Come se ne esce?

I paesi devono superare una barriera politica. Devono fare come la Spagna e raggiungere il 25% di disoccupazione. E allora prima o poi arriverà la competitività a redimerli. Purtroppo politicamente non puo' funzionare. I governi non sopravviveranno politicamente.

Ma in Spagna siamo già oltre il 25%

Si', e si renderanno conto che non potranno sopravvivere politicamente. Basta aspettare. In Italia e in Francia con queste politiche non abbiamo ancora iniziato. Il secondo punto è questo: maggiore è il numero di paesi a fare la stessa manovra, piu' la politica economica sarà anti-crescita nel suo complesso. In una unione monetaria non è possibile che tutti i membri migliorino la competitività in contemporanea.

Quando Frau Merkel dice, miglioriamo tutti insieme la nostra competitività, sta dicendo una falsità. La competitività è un concetto relativo. La si puo' migliorare solo rispetto a qualcun'altro, non in assoluto. Per questo nella zona Euro c'è bisogno della domanda interna. La si potrebbe stimolare, se la Germania fosse disponibile a creare domanda interna.

Che cosa potrebbe fare in concreto la politica tedesca?

Prima di tutto dovrebbe smetterla di fare pressione sugli altri paesi, spingendoli con forza in una durissima recessione causata da una manovra fiscale restrittiva. Oppure detto in altro modo: finirla con la politica del rigore. Secondo punto: la Germania deve riconoscere la propria responsabilità - non solo per i crediti e le garanzie concesse al fondo ESM. La Germania deve riconoscere il proprio ruolo in una prospettiva di sviluppo economico e dire: da noi cresceranno i salari.

Ma la politica tedesca non ha un ruolo nelle trattative salariali. Da noi c'è l'autonomia contrattuale delle parti.

Quando è stata fatta l'Agenda 2010 e tutto il resto, nessuno ha parlato di autonomia contrattuale. C'è stata una forte pressione sui sindacati. I sindacati sono stati smantellati, in particolar modo nella Germania dell'est. La politica ha sempre avuto un'influenza molto forte. Dovrebbero sedersi tutti ad un tavolo, come hanno fatto nel 1999, e dire agli imprenditori: i salari sono diminuiti per 10 anni, adesso dovranno crescere.

Sta chiedendo un cambio di paradigma?

Si', assolutamente. Questi festeggiamenti per i 10 anni dell'Agenda 2010 sono ridicoli. Adesso si vuole festeggiare, ma il resto d'Europa è finito con le spalle al muro. Si festeggia perché qui c'è un po' piu' di occupazione. Ma in realtà sono solo i posti di lavoro sottratti al sud Europa

Non mi pare un programma che possa essere realizzato in tempi brevi

E' vero, non è realistico. Ma se non è realistico, allora significa che andremo a sbattere contro il muro

Che cosa significa?

Ci dobbiamo chiedere prima di tutto che cosa succederà in Francia e in Italia. Alcuni paesi hanno già ridotto il loro costo del lavoro per unità di prodotto - non molto nei confronti della Germania, ma sicuramente nei confronti di Italia e Francia. Questo significa, la pressione su Francia e Italia per fare la stessa manovra è sempre piu' forte. Ma se la Francia e l'Italia applicano un programma come quello spagnolo o greco, l'intera Europa finisce in depressione.

E che succede allora?

Allora arriva una domanda interessante, che si pone sempre in queste situazioni: esiste da qualche parte un politico, con capacità di leadership oppure la conoscenza necessaria e che sappia urlare abbastanza forte da far credere alla gente di poter risolvere il problema? 

Sono quelli come Beppe Grillo che dicono: fuori da qui, torniamo a fare le cose come vogliamo noi. E allora l'Europa si rompe. Ritornano le guerre commerciali. L'intero commercio che abbiamo costruito negli ultimi 50 anni, ce lo possiamo scordare. Perchè tutti i paesi inizierebbero a combattere per poter vivere ordinatamente all'interno dei loro stessi confini.

Ma non si potrebbe far capire agli europei che quello che sta accadendo è sicuramente doloroso ma necessario? Che in alcuni paesi qualcuno dovrà pagare il conto per gli eccessi degli anni dell'unione monetaria?

La Francia non ha esagerato. La Francia è stato il solo paese ad essersi attenuto alle regole dell'unione monetaria. Il costo del lavoro è cresciuto coerentemente con la produttività nazionale e con gli obiettivi di inflazione. La Germania ha violato le regole, e anche il sud Europa non le ha rispettate.

Come si fa a spiegare al popolo francese che dovranno passare attraverso tutte le sofferenze già vissute dai greci? Vivo già da 10 anni in Francia. Le posso raccontare quello che succede: la gente scende in piazza, ma in dimensioni che noi non possiamo nemmeno immaginare. E nessun governo al mondo, nemmeno il governo Hollande, riuscirebbe a sopravvibere per piu' di 4 settimane.

Una delle sue tesi è che la Germania in rapporto all'obiettivo di inflazione della zona Euro pari al 2%, fin dall'ingresso nell'unione monetaria, ha tollerato un aumento del costo del lavoro troppo contenuto. Nella politica tedesca esiste la consapevolezza di questo problema?

Al Ministero delle Finanze per sei mesi...

Vale a dire fino a quando Oskar Lafontaine è stato Ministro delle Finanze e lei sottosegretario di stato...

C'è stata un'analisi economica fatta dal governo nel 1999, nel quale si parlava di questo problema. Ed io ho cercato di impostare un dialogo macroeconomico affinché nell'Eurozona si introducesse una politica salariale legata alla produttività nazionale. Ma sia la politica tedesca che la BCE non l'hanno voluta.

Dopo la nostra partenza, gli Schröderiani hanno semplicemente fatto quello che il main-stream economico gli ha suggerito, soprattutto il Consiglio dei Saggi economici. I funzionari della Cancelleria hanno copiato quello che il Consiglio dei Saggi suggeriva. Era l'Agenda 2010. Credo che nessuno in quel momento stesse pensando all'Europa.

Ma nell'industria dell'export tedesca, sono certo, sono stati in molti a fregarsi le mani: adesso le cose iniziano ad andare bene. E poi è arrivato il governo che attraverso i sindacati gli ha dato il via libera, e a questo punto hanno potuto approfittarne. Esattamente per questa ragione ci troviamo di fronte alle macerie d'Europa.

Prende in considerazione l'uscita di alcuni membri importanti?

In una unione monetaria uscire è l'operazione piu' difficile. Chi dice, lasciamo affondare Cipro, non ha alcuna idea. Dove andrebbe a finire Cipro? In una unione monetaria non puo' esserci un'assenza di stato come accade in Somalia.

Non è nemmeno possibile introdurre una nuova moneta in una notte. Se c'è il pericolo che un paese esca - non puo' restare un segreto, deve essere preparato per anni - le persone sono prese dal panico e ritirano il loro denaro. A quel punto il sistema finanziario in quei paesi collassa.

Allora meglio nessuna uscita?

Piu' ci penso, e piu' sono convinto che la soluzione potrebbe essere: qualche paese del sud Europa forma un'alleanza, possibilmente con Francia e Italia, e dice: usciamo tutti insieme. E allora potrebbe funzionare.

Bisogna naturalmente accordarsi su un tasso di cambio piu' basso nei confronti dell'Euro. In questa variante si potranno trovare facilmente dei sostituti per i prodotti tedeschi. Invece delle auto tedesche, si potrebbero comprare quelle francesi, perchè il loro prezzo non salirebbe. Oppure si potrebbero comprare le auto italiane. Si potrebbe semplicemente ricominciare a comprare da questi paesi quello che fino ad ora si comprava in Germania. I costi da sopportare in quei paesi non sarebbero poi cosi' grandi.

I costi maggiori invece sarebbero per la Germania. In poco tempo la metà dei suoi mercati di sbocco scomparirebbe e la sua economia collasserebbe. In Baden-Württemberg la metà delle fabbriche chiuderebbero. E' di questo scenario che stiamo parlando.

martedì 26 marzo 2013

Augstein: Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito

Jakob Augstein, columnist progressista di spicco, su Der Spiegel commenta la crisi del debito cipriota alla sua maniera: il desiderio di egemonia tedesco sta distruggendo l'Europa, dei tedeschi non ci si puo' fidare. Da Der Spiegel


Il dramma del salvataggio di Cipro ci mostra: l'Euro-conflitto è sempre piu' una battaglia per l'egemonia in Europa. Superficialmente sembra una questione economica. In verità Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito.

Nella crisi di Cipro i tedeschi hanno voluto mostrare la loro forza - ma l'hanno utilizzata per un obiettivo sbagliato, e non sono stati capaci di gestirla. I ciprioti pensavano di far pagare ai piccoli risparmiatori i costi del fallimento delle loro banche, i tedeschi hanno acconsentito perché volevano imporre il loro principio del "delitto e castigo".

Tutto il mondo era in ascolto. La garanzia sui depositi scompare, arrivano le promesse di Merkel: nel dubbio saranno i piccoli risparmiatori a dover pagare? Il piano è stato ritirato. Ora saranno i russi facoltosi a dover pagare il conto. Ma il danno è stato fatto, la fiducia minata: che valore ha la parola della Cancelliera? Il caso Cipro mostra ancora una volta: dei tedeschi in Europa non ci si puo' fidare.

Fortunatamente l'Eurogruppo si è deciso a fare il passo giusto: i piccoli risparmiatori sono garantiti, una banca fallirà, un'altra sarà ridimensionata. Ma lo spettacolo delle scorse settimane si poteva descrivere in questo modo: banchieri irresponsabili giocano e perdono il denaro dei ricchi riciclatori e i politici aiutano entrambi a salvarsi, a spese della gente comune che non ha i mezzi e le risorse per mettere in sicurezza i risparmi. E tutto questo sotto la gestione tedesca.

E' stato un segnale. La Cancelliera ha concesso a se stessa e ai tedeschi il lusso dell'ostentazione. Le esperienze storiche sono state cancellate. Sono buone solo per le tranquille serate davanti al televisore quando avvolti dalle coperte assistiamo a bocca aperta a "Unsere Mütter, unsere Väter" (serie tv sulla guerra) e al loro fallimento morale. Ma non sono importanti per il presente. Come è già accaduto due volte nella storia recente i tedeschi stanno sprofondando in un nuovo conflitto con i loro vicini. Indipendentemente dai costi e con un solo obiettivo, che fa paura: l'egemonia politica tedesca sul continente.

L'idea di Merkel di integrazione europea è la seguente: l'Europa deve piegarsi alla visione politica tedesca.

Chi crede di essere circondato da idioti, è un idiota

Nell'aggravarsi della crisi, per un momento la politica tedesca si è rivelata per quello che è:  caratterizzata da testardaggine, rietichettata fedeltà ai principi, ma che in verità è solo prepotenza. Nella politica europea Merkel ha rotto con ogni tradizione della Germania occidentale.  Non è andata diversamente con le tradizioni del suo stesso partito. Il consigliere di Merkel sulle questioni europee Nikolaus Meyer-Landrut nell'estate 2011 scriveva: tutto cio' di cui è responsabile Bruessel funziona. Cio di cui sono responsabili gli stati nazionali non funziona. Sarebbe stato logico trasferire a Bruessel piu' poteri. Merkel ha deciso diversamente. Il giornalista Stefan Kornelius ha descritto questo momento decisivo nella politica europea di Merkel.

Sotto la guida di Angela Merkel è tornata in vita l'Europa degli stati nazionali. L'ex cancelliere Schmidt ha avvisato: "La Corte costituzionale, la Bundesbank e ancora prima la Cancelliera Merkel, con grande dispiacere dei nostri vicini, si comportano come se fossero il centro d'Europa". Una parte dell'opinione pubblica tedesca si fonda su di una "prospettiva nazional-egoista". Il vecchio leader, che ha vissuto la guerra, non ha usato queste parole con leggerezza: nazional-egoista.

Nikolaus Blome sulla Bild-Zeitung ha rinominato i parlamentari di Nicosia "Zypr-Idioten" (Cipridioti) perché hanno votato contro il piano di esproprio dei risparmi degli Euro-salvatori. Ma dalla lettura del best-seller per bambini "il diario di Greg" sappiamo: chi crede di essere circondato da idioti, di solito è un'idiota. Questo Euro-conflitto si delinea sempre piu' come un conflitto per l'egemonia tedesca in Europa. Sembrerebbe una questione economica. In verità è solo lotta per il potere. I tedeschi stanno incatenando i popoli europei alla schiavitu' del debito. "Se la storia ci mostra qualcosa, è che il metodo migliore per difendere relazioni fondate sulla violenza e dargli una giustificazione morale, è usare lo strumento del debito - soprattutto perché si ha l'impressione che sia la vittima ad avere torto", cosi' scrive l'etnologo americano e attivista di Occupy  David Graeber.

Sono i piu' deboli a pagare il prezzo piu' alto

Come sempre in passato, anche oggi i perdenti vengono insultati. Chi ha debiti, è necessariamente colpevole.

E cio' offre spazio per le accuse e per l'autocommiserazione: "Senza garanzie tedesche non ci sarebbero fondi di salvataggio. Ma è proprio contro noi tedeschi che si rivolgono le critiche dei paesi in crisi, piu' spesso l'odio aperto. La Cancelliera viene denigrata con i baffi alla Hitler, le bandiere tedesche abbattute, noi tedeschi siamo i cattivi, i colpevoli di tutta la miseria", ha scritto recentemente il commentatore conservatore Hugo-Müller Vogg. E nei circoli piu' popolari come in quelli degli intellettuali si discute del partito populista di destra "Alternative für Deutschland" e della sua possibilità di ottenere un brillante successo alle elezioni federali di settembre.

Ma è tutta una bugia. Fino ad ora i tedeschi non hanno solo pagato, ma anche guadagnato. Ad esempio i risparmi sugli interessi che la Germania ha potuto realizzare dall'inizio della crisi, solo nell'ultimo anno 10 miliardi di Euro. E poi c'è il pagamento degli interessi da parte degli stati debitori. Questa è la realtà dell'Eurocrisi: i poveri di Atene stanno pagando per i ricchi in Germania.

Tutti questi tentativi in passato sono falliti. E falliranno anche in futuro. Perché gli europei non lo permetteranno. I tedeschi stanno ancora festeggiando la loro cancelliera.  Dovrebbero invece pensare alle parole dell'ex ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker: "Chi pensa che l'eterna questione della pace e  della guerra in Europa non sia piu' attuale, potrebbe sbagliarsi. I potenti demoni non sono scomparsi, stanno solo dormendo".

Vocidallagermania

lunedì 25 marzo 2013

L'economista Augusto Graziani sullo SME (9 novembre 1994)

Per la serie: Si vedeva, si sapeva, si conosceva, L' Euro è un mostro economico che nessun economista un minimo avveduto ha mai avallato, mentre è stato un progetto, da un lato geopolitico, dall' altro di redistribuzione di ricchezza verso l' economia finanziaria a discapito dell' economia reale, salari, stipendi, all interno del quale i vantaggi sono stati solo per i paesi core.
Publichiamo un video, grazie agli amici di Ecodellarete, dell' Intervento dell' economista Augusto Graziani al convegno "Pragmatismi, disciplina e saggezza convenzionale. L'economia italiana dagli anni '70 agli anni '90" organizzato dal Dipartimento di Economia Pubblica della Facolta' di Economia e Commercio dell'Università "La Sapienza" di Roma - 9 novembre 1994.

Si, avete capito bene ! 1994 !

sabato 23 marzo 2013

Sapir su Cipro: Draghi usa il blocco della liquidità. - Vocidall'estero.blogspot


Per  Jacques Sapir con quest'atto di forza nei confronti di Cipro la BCE ha gettato la maschera: si cerca l'accordo con la pistola alla tempia.  E  le conseguenze sarannomolto gravi, comunque vada.


Il "blocco della liquidità" attuato dalla BCE a Cipro è un atto di straordinaria gravità, le cui conseguenze devono essere studiate attentamente. La decisione di Mario Draghi si concentra su due aspetti: prima di tutto la BCE non alimenta più la Banca centrale di Cipro di contante, in secondo luogo interrompe le transazioni tra le banche di Cipro e il resto del sistema bancario dell'area dell'euro. Quest'ultima misura è di gran lunga la più grave. Da un lato, è una condanna a breve termine delle banche Cipriote (ma anche delle società con sede a Cipro, che siano Ciprote o no) perché ormai non possono più fare transazioni con il resto dell'eurozona. D'altra parte, equivale a un "blocco" economico, che in diritto internazionale equivale a un "atto di guerra". Questo per comprendere la gravità della decisione di Mario Draghi, che potrebbe anche essere oggetto di un ricorso dinanzi a un tribunale internazionale. In altre parole, questa responsabilità assunta da Mario Draghi potrebbe, un giorno, farlo comparire davanti a un tribunale, internazionale o meno.

Per l'interruzione dei rapporti tra le banche Cipriote e la zona Euro, l'argomento adottato a giustificarla è il "dubbio" sulla solvibilità di tali banche cipriote. E' ovviamente un pretesto, perché di "dubbi" ce ne sono stati sin dallo scorso mese di giugno. Tutti sanno che come conseguenza dell' "haircut" imposto ai creditori privati della Grecia, le banche di Cipro sono state notevolmente indebolite. La BCE a suo tempo non aveva reagito e non aveva preso in considerazione la questione della ricapitalizzazione delle banche come un problema urgente. Decide di farlo dopo la bocciatura da parte del Parlamento Cipriota del testo dell'accordo imposto a Cipro da parte dell'Eurogruppo e della Troika. Non si poteva essere più chiari. Il messaggio inviato da Mario Draghi è il seguente : O vi piegate a quello che abbiamo deciso o ne subirete le conseguenze. Questo non è solo un messaggio, è un ultimatum, che ci dà la misura del fatto che tutte le dichiarazioni sul "consenso" o "l'unanimità" che avrebbe presieduto alla decisione dell'Eurogruppo sono solo delle coperture di quello che sembra essere un vero diktat.

Comunicato della Commissione Europea del 20 Marzo 2013

Dichiarazione della Commissione europea su Cipro

Sin dall’autunno del 2011 le autorità di Cipro e la Commissione europea hanno discusso la possibilità di fornire assistenza al Paese nell’ambito di un programma. 
A luglio 2012 Cipro ha avanzato formalmente una richiesta di aiuto nell’ambito di un programma, richiesta motivata principalmente da problemi del settore bancario, che aveva dimensioni insostenibili per l’economia cipriota. Con il governo precedente non è tuttavia stato possibile raggiungere un accordo in merito. 
Sabato scorso gli Stati membri dell’Eurogruppo, compreso Cipro, hanno finalmente raggiunto un accordo unanime su un programma che rispettava le condizioni stabilite dagli Stati membri, dalla BCE e dal FMI e hanno deciso di prestare a Cipro 10 miliardi di EUR. Tra le condizioni poste figurava anche il raggiungimento di un livello di sostenibilità del debito accettabile e il rispetto dei relativi parametri finanziari. 
Sebbene il programma non corrispondesse pienamente alle proposte e alle preferenze della Commissione, essa ha sentito il dovere di appoggiarlo perché le alternative avanzate erano sia più rischiose che meno efficaci per l'economia di Cipro.

Il parlamento cipriota ha respinto questo programma.

Spetta ora alle autorità del Paese presentare uno scenario alternativo che rispetti i criteri di sostenibilità del debito e i parametri finanziari corrispondenti.

La Commissione ha fatto il possibile per aiutare Cipro e per giungere a una soluzione costruttiva e regolata. Le decisioni, tuttavia, sono prese dagli Stati membri e la loro cooperazione, come quella di Cipro, è indispensabile. La Commissione è pronta a facilitare il raggiungimento di una soluzione e mantiene i contatti con Cipro, con gli altri Stati membri dell’Eurogruppo, con le istituzioni europee e con il FMI.

Per quanto riguarda il prelievo una tantum sui depositi al disotto dei 100.000 EUR, la Commissione ha chiarito in sede di Eurogruppo, prima del voto del parlamento cipriota, che sarebbe stata accettabile anche una soluzione alternativa che rispettasse i parametri finanziari, preferibilmente senza effettuare alcun prelievo sui depositi al disotto dei 100.000 EUR. Le autorità di Cipro non hanno accettato questa alternativa. 

Ma vi è un messaggio nel messaggio. Con un solo gesto, Mario Draghi ha appena fatto saltare la finzione di una decisione collettiva della BCE, perché il governatore della Banca centrale di Cipro non ha dato il suo consenso. Le regole non sono state rispettate. Quindi, ha appena detto al mondo che le decisioni non sono prese dall'Eurogruppo e dall'Unione europea, ma da lui, e da lui soltanto, funzionario designato e non eletto, irresponsabile nel senso politico del termine. In questo incidente si rileva nel modo più pieno la natura profondamente tirannica delle istituzioni create nel quadro europeo. La retorica della cooperazione e della competenza cedono il passo al freddo rapporto di forze e al senso del potere.

Mette fine all'ipocrisia di un accordo deciso all'unanimità (con la pistola alla tempia). Ne va anche del "rispetto del voto" del Parlamento di Cipro, di cui è chiaro che Mario Draghi si fa beffe. Ora le cose sono chiare, e in un certo senso, tanto meglio. Ma non bisognerà meravigliarsi se i partiti, spesso definiti "populisti", che si oppongono alle istituzioni dell'Unione europea saliranno rapidamente nei sondaggi. Ugualmente non bisognerà sorprendersi se nei paesi più colpiti dalla crisi crescerà rapidamente la violenza contro le istituzioni europee e i loro rappresentanti. Perché è nella natura delle cose che la tirannia chiama la violenza.

Qualunque cosa accada, le conseguenze di questa decisione saranno drammatiche. E' possibile che il Parlamento Cipriota, messo sotto pressione, cambi giudizio. Ma in questo modo entrerà in crisi aperta con il suo popolo. La tradizione di violenza politica a Cipro non deve essere trascurata. E' anche possibile che si arrivi al fondo di questa crisi e che Cipro sia di fatto espulsa dalla zona euro a causa della decisione di Mario Draghi. Il precedente stabilito in questo caso avrà implicazioni profonde per tutti gli altri paesi. Nelle prossime 48 ore saremo informati sul corso degli eventi.

Colpirne uno, per educare tutti gli europei del sud

Lost in Europe, un interessantissimo blog di analisi politica ed economica, propone un'interpretazione della condotta tedesca sul caso cipriota: era necessario un caso esemplare da usare come avvertimento per gli europei del sud. Da Lost in Europe


Nella crisi di Cipro le parti si preparano a tutte le opzioni. Piano A, Piano B, uscita o espulsione - tutto è possibile. Gli osservatori a Bruxelles hanno un senso di dejà-vu: come è accaduto un anno fa con la Grecia, Berlino vuole trasformare Cipro in un caso esemplare.

Ricordiamocelo: Schäuble, Söder, Rösler - nell'estate 2012 hanno invitato ripetutamente la Grecia ad uscire. Solo un raid del segretario del tesoro americano Geithner sull'isola di Sylt aveva portato ad una svolta.

Ancora una volta è stato necessario un americano per salvare la Germania e l'Europa da un disastro economoco e da un grande incidente di politica estera. Se lasciamo che Cipro esca, ci saranno dei danni enormi.

E' chiaro che Merkel, Schäuble & Co. intendono usare questa crisi per farne un caso esemplare. Lo ha spiegato in maniera molto chiara il Ministro delle Finanze maltese Scicluna, quando sul "Times of Malta" ha descritto la riunione di venerdi' scorso. Citazione dal "Times of Malta":

"So the package had to create the precedent of penalising the depositor rather than the taxpayer. Of course, like all attacks, the collateral damage to be suffered by the Cypriot people could not be avoided. The €18 billion financial gap had to be filled in partly by a €10 billion EU bail- out and a matching €8.5 billion bail- in. This includes gold sales, privatisation, a stiff levy on interest from bank deposits covering both guaranteed and non guaranteed ones, and an ambitious 4.5 per cent of GDP consolidation which will cut Cyprus’s enormous debt back to 100 per cent by 2020. More questionable for a micro state is a proposed downsizing of their domestic banking sector to European average proportions.

All this was “agreed” to by the Cypriot government representative who, with a pistol to the head, was naturally unusually co- operative. But it took nearly 10 long hours before the Cypriot minister’s body and soul became exhausted enough for him to assent to this accord. As soon as that happened Schauble demanded that all wire transfers to and from the Cypriot banks would cease forthwith.

The feeling one got on exiting the meeting in the early hours of the day was that never in one’s life would one like to dream the experience let alone live it. That is indeed salutary to any finance minister who needs to be reminded that any fiscal slippage in the country’s public finances is done at a great risk to the country’s economic welfare"


Scicluna parla di un'aggressione, di una "pistola puntata alla testa" e di una lezione di vita che Schäuble ha dato agli "amici ciprioti" e agli altri ministri delle finanze. L'insegnamento: ogni situazione finanziaria difficoltosa puo' essere rischiosa per la vita!

Alcuni dei lettori di questo blog e molti tedeschi saranno soddisfatti per questa lezione. Finalmente la Germania è rimasta inamovibile, finalmente un paradiso fiscale è stato smantellato! Perfino Verdi e SPD applaudono.

Ma la gioia naturalmente è destinata a durare poco. Da un latoSchäuble è corresponsabile della crisi, come già scritto (“Schäubles Schuld”). La questione poteva essere risolta amichevolmente già in autunno.

Dall'altro ha imposto a Cipro condizioni impossibili da soddisfare. Ha preteso un "bail-in", vale a dire una partecipazione dei risparmiatori al salvataggio. Ma le casse sono vuote. E' come cercare di rubare qualcosa a un povero - per poi meravigliarsi di non aver trovato nulla.

Ma soprattutto Schäuble è stato arbitrario. Perché Cipro deve cambiare il suo modello di business, se i paradisi fiscali Lussemburgo, Irlanda e Olanda possono andare avanti tranquillamente?

Perché gli investitori russi sono cattivi, mentre quelli britannici, americani e tedeschi (pesantemente esposti in Irlanda) sono buoni? Perché i britannici e i tedeschi hanno potuto salvaguardare i loro investimenti a Cipro, al contrario i russi non hanno potuto?

A quanto pare - ancora una volta - si trattava di farne un caso esemplare per gli europei del sud. Probabilmente si vuole dare anche a Italia e Spagna una dimostrazione di forza. Il nord invece è escluso - e questo non va bene.

mercoledì 20 marzo 2013

Crisi, Germania accusata di dumping sociale davanti all’Unione europea

Ecco qua, questo è per quelli che: La Germania non sente la crisi perchè sono belli biondi e produttivi, noi non cresciamo perchè siamo pigri e invece di lavorare andiamo al mare, non è colpa dell' euro nè tantomeno delle politiche deflazionistiche (leggi mercantiliste) della Germania, no, siamo noi che non abbiamo fatto le riforme strutturali, che abbiamo un mercato del lavoro ingessato che abbiamo i sindacati che rompono i cosidetti, eccolo il modello che si vuole imporre all' Italia, ecco i risultati comparati sulla produzione industriale in Germania e in Italia prima e dopo l' euro ( vedi grafico sotto ), e adesso sapete anche il perchè.






I ministri belgi dell’economia e del lavoro Johan Vande Lanotte e Monica De Coninck, dopo che alcune aziende del loro paese sono state costrette a chiudere per concorrenza sleale, hanno deciso di denunciare Berlino che sfrutta lavoratori immigrati pagandoli 3-4 euro l'ora senza contributi e in condizioni sanitarie disastrose.



Dumping sociale. L’accusa è arrivata direttamente sul tavolo della Commissione europea. E’ il Belgio a denunciare la Germania di sfruttare i lavoratori immigrati, principalmente romeni e bulgari, assunti da società fittizie e costretti a lavorare per 3-4 euro l’ora per 10 ore al giorno, senza sicurezza sociale, in condizioni sanitarie disastrose. Con la conseguenza che le imprese belghe sono costrette a chiudere o a delocalizzare.
I ministri belgi dell’economia e del lavoro Johan Vande Lanotte e Monica De Coninck, dopo una visita ad Hannover dove hanno discusso con le autorità tedesche della questione, hanno annunciato che scriveranno all’esecutivo Ue “per chiedere di mettere fine a queste pratiche”. “Non cerchiamo il confronto con un paese ma si tratta qui di mettere fine a pratiche indegne” hanno affermato i ministri, spiegando di aver deciso di agire dopo essere stati messi al corrente che alcune aziende belghe nel settore della macellazione hanno cominciato a chiudere, ristrutturare o delocalizzare proprio verso la Germania, non riuscendo più a far fronte alla concorrenza sleale dei suoi bassi costi.
“Aspettiamo di ricevere la lettera e vedere nel dettaglio le accuse”, ha dichiarato il portavoce del commissario UE agli affari sociali Lazslo Andor, che ha riconosciuto come in Germania ci sono “7,5 milioni di persone che svolgono mini-lavori il cui salario mensile arriva al massimo a 450 euro senza contributi né sicurezza sociale”. Non esiste, infatti, un salario minimo per queste categorie di lavori. E quindi, ha accusato il ministro Lanotte, “tutto è permesso perché non si infrange nessuna legge dal momento che non ce ne sono”. L’anno scorso, ha ricordato la Commissione, tra le raccomandazioni rivolte a Berlino c’erano proprio l’aumento dei salari in parallelo con la produttività e l’uscita dei lavoratori dalla “trappola dei mini-lavori”, come quelli su cui punta il dito il Belgio, verso impieghi più stabili.

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